Paolo Penko “firma” tre importanti simboli del potere di Cosimo I de’ Medici: il Collare del Toson d’oro, lo Scettro e la Corona granducale. Realizzati dal maestro orafo fiorentino, sono visibili nella sala delle Udienze del Museo di Palazzo Vecchio, a Firenze. L’occasione la offre il percorso “Nel palazzo di Cosimo. I simboli del potere” ideato e curato da Carlo Francini e Valentina Zucchi e visibile fino al 15 marzo 2020.
Un progetto speciale dedicato al legame tra Cosimo e il palazzo
Un progetto speciale che intreccia linguaggi diversi per evidenziare lo strettissimo legame che Cosimo I de’ Medici ebbe con il “suo” palazzo ducale. Ripercorre idealmente, sala dopo sala, abitudini, significati e ruoli della vita della Reggia medicea. L’iniziativa è a cura di Comune di Firenze e MUS.E in collaborazione con Paolo Penko e Fondazione Arte della Seta Lisio. Rientra nelle Celebrazioni per il Cinquecentenario dalla nascita di Cosimo I e Caterina de’ Medici.
Penko: «un desiderio che arriva da lontano»
«Da anni coltivavo il desiderio di realizzare la corona per Cosimo I – spiega Paolo Penko -. Avevo vent’anni quando ho iniziato a ricreare elementi legati alle arti visive, all’architettura, agli eventi storici e culturali del nostro territorio, con la volontà di rendere omaggio ai grandi maestri. L’idea della corona risale a sei anni fa». Fu allora che la BBC chiese a Penko di studiare e di ricreare il Toson d’oro e un dettaglio della corona per un documentario sui simboli del potere. Una grande sfida per la quale servivano tempo, studio e ricerca. E l’occasione è arrivata grazie al cinquecentenario della nascita di Cosimo de’ Medici. E all’idea di Carlo Francini di realizzare il percorso dedicato al Granduca Cosimo in Palazzo Vecchio
Non copie ma vere opere: tutto inizia con la ricerca iconografica
«Iniziai a lavorare al progetto insieme a mia moglie, ai miei figli e a tutti i giovani collaboratori – prosegue Penko -. Partendo dalla ricerca iconografica: ritrovare tutte le immagini dove erano rappresentate le corone, i testi in cui se ne parlava, per mettere insieme una forma e portare avanti una scelta stilistica precisa». Non si trattava di fare una copia perché la corona non esiste più, fu fusa immediatamente: si è trattato di ridarle vita. Prendendo come riferimento la bolla di Pio V che la illustra. «Ho passato un mese a studiare e sviluppare tutti i dettagli, tenendo conto anche delle tecniche e degli strumenti dell’epoca. E confrontandomi con altri artigiani del territorio, alla ricerca di materiali e soluzioni in linea con quell’dell’epoca«.
L’amore dietro al lavoro e al ‘saper fare‘ degli artigiani
«Spero che questa impresa possa essere anche di esempio alle nuove generazioni – conclude il Maestro Penko -. E’ l’esperienza di un artigiano che nel corso dei suoi trentacinque anni di attività è partito con le prime riproduzioni ed è arrivato a creare un’opera maestosa. All’ingresso della mia bottega c’è una frase che è proprio l’essenza del mio lavoro. E’ ripresa da un antico statuto senese di pittori che dice “Et neuna cosa, quanto sia minima può avere cominciamento o fine senza questa queste tre cose, cioè senza potere, et senza sapere et senza con amore volere”. Ecco, “l’amor volere” è quello che muove il fare di tanti artigiani, anche giovani, da cui continuo a imparare».
Le opere di Penko adagiate su cuscini in seta tessuta a mano
Il maestro orafo Paolo Penko, dopo un accurato lavoro sulle fonti scritte e iconografiche, ha realizzato tre opere straordinarie. Non si tratta di riproduzioni (non esistono infatti originali da poter riprodurre), ma di vere creazioni artigianali eseguite sulla base di una ricerca filologica complessa e grazie a un’altissima abilità tecnica. Tutti e tre gli oggetti vengono presentati su cuscini di velluto di pura seta. Uno è arricchito con teletta d’oro. Tutti sono tessuti manualmente su antichi telai Jacquard e adagiati su un centro-tavola in velluto cesellato operato con motivo cinquecentesco in virtù della collaborazione con la Fondazione Arte della Seta Lisio, altra grande eccellenza fiorentina.
Il Collare del Toson d’Oro: un intreccio di arte e storia
Il Collare del Toson d’oro, conferito a Cosimo da Carlo V nel 1546, è stato realizzato così come rappresentato nel ritratto del Duca della collezione Castello Odescalchi di Bracciano (1551). E’ composto di 25 acciarini intrecciati, alternati a elementi che simulano le pietre focaie circondate da fiamme; il pendente riproduce il Tosone, correlato alla leggenda del Vello d’oro.
Dai dipinti del 1500 l’ispirazione per lo Scettro Granducale
Lo Scettro Granducale è stato eseguito in conformità con il grande dipinto su lavagna di Jacopo Ligozzi (1590 circa) che raffigura proprio l’incoronazione granducale di Cosimo avvenuta a Roma nel marzo 1570. Altra fonte, i ritratti di Cosimo Granduca di Giovan Battista Naldini (Gallerie degli Uffizi, 1585) e di Ludovico Cardi detto il Cigoli (Palazzo Medici Riccardi, 1603).
L’opera d’arte di Penko: la Corona granducale
La Corona Granducale, prezioso esemplare di arte orafa, riproduce invece il disegno presente nella Bolla Papale di Pio V del 24 agosto 1569, custodita presso l’Archivio di Stato di Firenze. Ha 19 punte, alternate in argento e oro con pietre ed elementi decorativi; al centro fiorisce il Giglio fiorentino, smaltato in rosso con lumeggiature dorate. Sotto si trovano un astragalo con perline e un fregio di dentelli con perle e ovuli smaltati; nella fascia centrale è riportata la seguente scritta, cesellata e incisa a bulino:
Pius V. Pont. Max. ob eximiam dilectionem ac catholicae religionis zelum praecipuumque iustitiae studim donavit
Ovvero: Pio V Sommo Pontefice donò per l’eccezionale devozione e per lo zelo nei confronti della religione cattolica e per il particolarissimo amore della giustizia. Al centro della fascia spicca un cammeo in calcedonio sardonice, sul quale è intagliata la personificazione del fiume Arno. Inferiormente vi è una modanatura con smeraldi e ioliti in castoni, distanziati da perle.
Per informazioni e prenotazioni: 055.2768224,www.500cosimocaterina.it
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