La magia di Pinocchio sta anche nei costumi. Lo dimostra “Pinocchio nei costumi di Massimo Cantini Parrini dal film di Matteo Garrone“. L’esposizione dedicata al pluripremiato costumista cinematografico è ospitata fino al prossimo 22 marzo al Museo del Tessuto di Prato (via Puccetti, 3). Presenta l’ultimo straordinario lavoro di Cantini Parrini: oltre 30 costumi realizzati per il “Pinocchio”di Matteo Garrone e interpretato da un cast d’eccezione. Con Roberto Benigni nei panni di Geppetto, Gigi Proietti di Mangiafuoco, Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini in quelli del Gatto e la Volpe.
Un’esperienza multimediale tra cinema e reale
L’idea di esporre i costumi del film Pinocchio in simultanea all’uscita della pellicola nelle sale cinematografiche rappresenta un’assoluta innovazione in campo museale. Ed è stata possibile grazie alla collaborazione del costumista, del regista, della produzione e della distribuzione del film. Un modo del tutto inedito di offrire al pubblico un’esperienza“multimediale”, nella quale la mostra ha la funzione di “aumentare” l’esperienza della finzione cinematografica attraverso la visione dal vero dei costumi. Con tutto il loro bagaglio di conoscenze e sapere artigiano di cui sono fatti.
Un viaggio nell’universo di Cantini Parrini e di Pinocchio
Il percorso della mostra è articolato in due sezioni. La prima è dedicata al costumista, alle sue fonti d’ispirazione, al suo lavoro creativo e sul set; la seconda ai costumi del film, accompagnati da immagini tratte dal film stesso, dalla riproduzione di alcune scenografie e da alcuni simbolici oggetti di scena. Massimo Cantini Parrini, che affianca alla sua professione di costumista una straordinaria passione per gli abiti d’epoca, è l’unico costumista italiano ad aver vinto dalla prima nomination tre David di Donatello consecutivi (2016-2018), oltre ad altri numerosi premi e riconoscimenti. L’ultimo e più importante riconoscimento è l’EFA (European Film Award). Tra le sue esperienze professionali, emerge il sodalizio stabilito con Matteo Garrone, che prima di Pinocchio lo ha chiamato a realizzare i costumi de Il racconto dei Racconti e Dogman.
La prima sezione: benvenuti nel mondo di Cantini Parrini
La prima sezione permette al visitatore di entrare nel mondo di questo straordinario costumista. Di penetrare nella sua grande passione e conoscenza per il costume antico, nel suo modo di lavorare e di progettare i costumi per lo spettacolo. Un grande video a parete riporta stralci di interviste in cui Massimo racconta il suo vastissimo archivio, intervallate da frame tratti dal back stage delle riprese del film Pinocchio. Un’intera parete è inoltre dedicata ai bozzetti realizzati da Massimo per il film Pinocchio. Accanto, una teca raccoglie una selezione di cartelle di lavoro contenenti le diverse campionature di tessuti selezionati per realizzare alcuni dei costumi del film.
Un angolo dedicato all’abbigliamento storico
Abito antico da bambino per cerimonia, Inghilterra 1885-88
Collezione Massimo Cantini Parrini | Foto Leonardo Salvini
Una lunga pedana accoglie, infine, una selezione di 7 capi d’abbigliamento storici del XVIII e XIX secolo provenienti dalla collezione personale del costumista e fonti d’ispirazione per la progettazione dei costumi di Pinocchio. Un abito femminile da ballo in maschera del 1898 utilizzato come ispirazione per il circo e un abito da cerimonia del 1834-1836 che ha ispirato l’abito della Fatina. E poi una veste da camera della fine dell’Ottocento, spunto per la veste della Lumaca. Inoltre, un abito da cerimonia da bambino servito da modello per la casacca di Pinocchio, una marsina della fine del XVIII secolo che ha ispirato l’abbigliamento di Geppetto, una giacca in panno casentino originale a cui si richiama la giacca del Grillo Parlante. Infine un outfit maschile della seconda metà del XIX secolo di sapore dandy, che trova puntuali confronti nell’abbigliamento del Gatto e La Volpe.
La seconda sezione: il tributo al Pinocchio di Garrone
La seconda sezione rappresenta un vero tributo al film, portando in esposizione i 32 costumi realizzati da Massimo Cantini Parrini per vestire i principali personaggi. Ecco allora il costume di Geppetto invecchiato ad arte per comunicare con immediatezza che quegli abiti sono gli unici posseduti da anni dal falegname, i piccoli abiti del Grillo parlante, il cupo Mangiafuoco con gli otto 8 burattini del suo teatro. E poi il Gatto e la Volpe abbigliati da gentiluomini mescolando epoche e stili come due vecchi dandy. I due abiti della Fata Turchina che richiamano il periodo romantico dell’Ottocento, il cane Medoro con la sua splendida livrea settecentesca e il costume della Lumaca che riflette il suo carattere flemmatico. Meritano un’attenzione particolare anche le fogge dei personaggi del circo, i cui costumi racchiudono tutto lo spirito e la fantasia che il costumista ha voluto ricreare per questa scena.
L’abito di Pinocchio, il grande protagonista
L’abito di Pinocchio campeggia al centro della sala mostre temporanee del Museo, realizzato in tessuto jacquard con effetto increspato. Dalla vecchia e unica coperta che Geppetto possiede il falegname cuce farsetto, pantaloni, cappello e gorgiera per il suo bambino, tutti dalla stessa stoffa. La forma è semplicissima: Geppetto è un falegname non un sarto, sebbene conosca le proporzioni ben più di un sarto! Il famoso abito di carta e il famoso cappello di mollica di pane, vengono ripensati dal costumista come un total look. La scelta è stata motivata da esigenze di copione, dal momento che sarebbe stato impossibile gestire sul set continui cambi di abiti di carta. O utilizzarli nelle scene girate sotto la pioggia, nel fango o al mare. La decisione, approvata dalla regia, ha permesso di trasformare Pinocchio nell’unica nota di colore del film. Il rosso, colore amato dal costumista, rappresenta la rabbia, l’amore, il sangue, il fuoco, la vita, il colore della vergogna. Tutti elementi che fanno parte delle avventure della fiaba e dello stesso protagonista.
Info: www.museodeltessuto.it
Lascia un commento