Un’altra alimentazione è possibile con i Presìdi Slow Food
In Toscana si contano 26 presidi Slow Food. Nel dettaglio uno appartiene alla categoria dolce, due prodotti sono categorizzati in frutta fresca, secca e derivati, due in latticini e formaggi, tre in legumi, uno in olio, un prodotto nella categoria “Ortaggi e conserve vegetali”, quattro presìdi sono per pane e prodotti da forno, tre per pesce, frutti di mare e derivati, tre per razze animali e allevamento, sei per la categoria “Salumi e derivati carnei”.
Cosa sono e quali sono i valori dei presìdi Slow Food
I 250 presìdi Slow Food italiani sono il risultato di un lavoro di dieci anni che ha affermato con forza valori come la tutela della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori. Questi valori si uniscono all’impegno nello stimolare i produttori ad adottare pratiche produttive sostenibili, pulite, e a sviluppare anche un approccio etico al mercato. Ecco allora che i presìdi Slow Food hanno contribuito a salvare numerose razze animali, specie vegetali, formaggi, pani e salumi che rischiavano l’estinzione. Ma sono anche un punto di riferimento per molti piccoli produttori e per molte comunità del cibo di tutto il mondo.
Il contrassegno per i prodotti presidiati
Nel 2008 Slow Food Italia ha accolto la richiesta dei produttori di creare e assegnare un “contrassegno” di identificazione, tutela, valorizzazione, da apporre sulle confezioni dei prodotti. Ciò consente ai consumatori di identificare i prodotti presidiati, tutelandosi dai falsi. Ecco allora che Slow Food Italia ha registrato il marchio “Presìdi Slow Food”. La commercializzazione dei prodotti dei presìdi Slow Food è svolta direttamente dai produttori o dai consorzi di produttori.
I Presìdi Slow Food toscani divisi per provincia – Grosseto e Livorno
È la provincia di Grosseto a vantare il primato in Presìdi Slow Food presenti in Toscana. Qui si trovano esempi come il “Biscotto salato di Roccalbegna”, prodotto nel territorio del comune di Roccalbegna. Le origini di questo biscotto dalla forma simile a un otto, intrecciata ad abbraccio e chiusa nelle tre giunture, si perdono nel Medioevo. Il presìdio riunisce due forni locali che mantengono la produzione seguendo la ricetta tradizionale e usando vino proveniente dal territorio maremmano, olio extravergine di Roccalbegna e farine ottenute con varietà di grano iscritte nella Banca del Germoplasma della Regione Toscana. Per la realizzazione del biscotto, non sono ammessi conservanti, coloranti e additivi di alcun genere. I produttori sono tutti a Roccalbegna: Libero Conti ma anche altri produttori che realizzano il biscotto per la propria attività: Antica Locanda La Pietra e Trattoria La Grotta. A Orbetello la Bottarga si produce da sempre. Ed è proprio la Bottarga di Orbetelloun altro presìdio Slow Food. I 48 pescatori sono riuniti nella Cooperativa La Peschereccia di Orbetello; la trasformazione dei cefali e la commercializzazione della bottarga avvengono presso Orbetello Pesca Lagunare ad Albinia (Gr). Altro prodotto del territorio grossetano diventato presìdio Slow Food è il Pecorino a latte crudo della Maremma. In questo caso il latte è lavorato direttamente in azienda e il pecorino che si ottiene ha formati e stagionature variabili: dai 20 giorni fino ai 180 giorni e oltre dello stagionato e del riserva. I produttori sono Saba di Antonio e Angela Saba di Massa Marittima (Gr), Le Tofane di Daniele Francioli ad Alberese (Gr) e La Valle degli Ulivi a Semproniano (Gr). Anche la Pesca tradizionale della laguna di Orbetello è un presìdio Slow Food. Il Presidio tutela una tradizione storica (di pesca e trasformazione), concentrandosi esclusivamente sulle tecniche tradizionali e sul pesce selvatico: spigole, cefali, anguille, calcinelli, mazzancolle, femminelle. I produttori rientrano nella Cooperativa La Peschereccia di Orbetello; presso il punto vendita della Cooperativa e nelle pescherie della zona convenzionate con la cooperativa è possibile trovare in vendita il pescato fresco. La trasformazione del pescato avviene invece presso Orbetello Pesca Lagunare di Albinia (Gr). Si passa poi alla Razza Maremmana: autoctona, dalle grandi corna a lira, dal manto con sfumature grigie e straordinariamente robusta, ebbe il suo momento di maggior sviluppo tra le due guerre. Gli allevatori della zona della Maremma toscana che aderiscono al presìdio Slow Food si sono riuniti nella associazione Razza Bovina Maremmana con lo scopo di valorizzarla seguendo sistemi di allevamento biologici. Oggi si contano circa 11mila animali di questa razza, distribuiti su due regioni: Lazio e Toscana. In Maremma esistono ancora però gli allevamenti più consistenti. LoSfratto dei Goym è un dolce, forse tra i prodotti più importanti della tradizione ebraica dei comuni di Pitigliano e Sorano, simbolo dell’incontro fra gastronomia ebraica e maremmana. Il biscotto ha la forma di una sorta di grande sigaro (lungo 20, 30 centimetri e dal diametro di 3 centimetri), farcito con un ripieno di noci tritate, miele, scorza di arancia, noce moscata e un involucro molto sottile di pasta non lievitata. I produttori sono a Pitigliano: Maremma Bakery di Eleonora Mori e Forno del Ghetto. Le province di Grosseto e Livorno vantano anche la Palamita del mare di Toscana. Appartiene alla famiglia dei tonni e degli sgombri, ai quali assomiglia nell’aspetto. Ha corpo allungato (può arrivare fino a 80 centimetri di lunghezza), fusiforme, bocca ampia e munita di numerosi denti affilati e taglienti, occhi tondi piuttosto piccoli, ed è facilmente riconoscibile per alcune striature nerastre che la attraversano obliquamente su fondo di colore blu elettrico. Viene pescata nel periodo che va dalla tarda primavera all’inizio dell’estate e ancora a fine settembre, più o meno quando raggiunge i cinque, sei chili di peso. La zona di pesca si estende a tutta l’area marina dell’Arcipelago Toscano, ma è più intensa in alcuni punti: uno di questi è Capo Enfola, nei pressi di Portoferraio, dove fino a qualche decennio fa esisteva una tonnara per la mattanza. I produttori sono i pescatori della Cooperativa Acli Pesca di Campo nell’Elba (Li), i Fratelli Manno Del Monte Argentario (Gr), Le Barche in Cielo di Rio nell’Elba (Li); i trasformatori Orbetello Pesca Lagunare di Albinia (Gr), L’Elba in un barattolo di Capoliveri (Li). Nella provincia di Livorno ci sono produttori della Razza ovina pomarancina. La pecora pomarancina è di colore bianco e taglia media. La testa è fine, priva di corna e ha un profilo rettilineo, nei maschi leggermente montonino. Le orecchie sono piccole e strette, portate orizzontali o leggermente pendenti. Il tronco è abbastanza lungo e gli arti sono solidi e lunghi. Gli agnelli sono macellati verso i sessanta-novanta giorni, quando hanno raggiunto il peso di circa quindici chilogrammi. La loro carne è ottima cucinata al forno oppure nel sugo (il classico buglione) ed è molto apprezzata dalla gastronomia locale. Dal 2006 gli allevatori della Val di Cecina hanno fondato il Consorzio Agnello Pomarancino per tutelare la razza e valorizzarne il prodotto principale, la carne. Le regole di allevamento rispettano la tradizione e la sostenibilità. Il presìdio Slow Food sostiene l’attività di questi allevatori per far conoscere la razza e incoraggiare la ripresa del suo allevamento. La pomarancina oggi conta 800 capi in selezione. I produttori della provincia di Livorno sono Ivan Salvini di Campiglia Marittima (Li), Tenuta Gardini di Cecina (Li).
I Presìdi Slow Food toscani divisi per provincia – Firenze
Tra i presìdi Slow Food della provincia di Firenze c’è la Cipolla di Certaldo. Il presìdio, avviato grazie al sostegno del Consorzio Certaldo 2000, ha portato al rilancio di tale coltura, mediante il recupero di terreni abbandonati e la costituzione di un centro per il confezionamento e la commercializzazione del prodotto. Ne esistono due varietà, seminate in periodi diversi dell’anno: la Statina che si consuma fresca nei mesi estivi e la Vernina che si trova da fine agosto per tutto il periodo invernale. I produttori sono L’Orto di Fogneto di Francesco Carpitelli (Gambassi Terme), Orto di Paglione di Certaldo, Luca Rosetti di Certaldo, Casa Bassa di Certaldo e Bel Colle di Certaldo. E poi c’è la Razza ovina pomarancinache ha produttori anche nella provincia di Firenze: Lara Fornai di Pontassieve (Fi).
Presìdi Slow Food nella provincia di Arezzo
Rientra tra i presìdi Slow Food della provincia di Arezzo il Fagiolo zolfino del Pratomagno. Detto anche fagiolo del cento (perché seminato il centesimo giorno dell’anno) o fagiolo burrino, lo zolfino è piccolo, globoso, giallo con una macchia oculare più chiara. Si coltiva da sempre tra l’Arno e il Pratomagno, in provincia di Arezzo. Oggi, l’Associazione produttori del fagiolo zolfino della Setteponti riunisce 11 produttori che coltivano i fagioli sui terreni originari del Pratomagno, seguendo un disciplinare rigoroso, legato ai principi dell’agricoltura biologica e tutelando il vero zolfino. I produttori sono: Silvano Bartolini di Loro Ciuffenna (Ar), Cooperativa Sociale Betadue di Terranuova Bracciolini (Ar), Fratelli Bonaccini di Terranuova Bracciolini (Ar), Le Fontacce di Simone Botti di Loro Ciuffenna (Ar), Giuseppe Cardesi di Terranuova Bracciolini (Ar), Domenico Ferrini Terranuova Bracciolini (Ar), Vasco Fiacchini di Terranuova Bracciolini (Ar), Ivano Malvisi di Terranuova Bracciolini (Ar), Patrizia Mealli di Terranuova Bracciolini (Ar), Paterna di Terranuova Bracciolini (Ar) e Poggio La Tana di Tommaso Romualdi di Loro Ciuffenna (Ar). Altro presìdio Slow Food della provincia di Arezzo è il Prosciutto del Casentino. Ha una forma tondeggiante, leggermente allungata e tendente al piatto, e il peso va dai 9 ai 12 chilogrammi. Al taglio è di un bel colore rosso vivo con una buona percentuale di grasso candido. Gli allevatori di suino grigio del Casentino sono la Fattoria di Bucena e Angiola Raggioli, a Poppi, Federico Bellucci e Caterina Ricci di Subbiano, Roberto Sabatti di Castel Focognano, Juanito Grigioni di Castel San Niccolò, Claudio Orlandi, Serena Stefani, Lorenzo Cipriani e Gianluigi Orlandi di Pratovecchio, Marco Scortecci di Capolona (provincia di Arezzo). I trasformatori sono Antica Macelleria Fracassi da Simone dal 1927 di Castel Focognano (Ar), Casentino Salumi di F.lli Pertichini di Castel San Nicolò (Ar), Giuliano Gallai di Castel San Niccolò (Ar), Claudio Orlandi di Poppi (Ar). Presìdio Slow Food è ancheTarese Valdarno, prodotto nell’area compresa tra le province di Arezzo e Firenze. Si tratta di una “pancetta” dalle dimensioni inusuali, con origini antiche.Mauro Cioni di Montevarchi (Ar), Carlo Fabbrini di San Giovanni Valdarno (Ar), Andrea Fantechi di Montevarchi (Ar) e Luciano e Mauro Sani di Bucine (Ar).
Presìdi nella provincia di Pisa
La Razza ovina pomarancinaha presìdi Slow Food soprattutto nella provincia di Pisa. I produttori qui sono riuniti nel Consorzio Agnello Pomarancino di Pomarance (Pi), Francesco Avanzati di Terricciola (Pi), Adele Bigazzi di Volterra (Pi), Ruth Monika Bosshard Gisler di Serrazzano (Pi), Ivana Forabosco di Lustignano (Pi), Enzo Giaconia di Volterra (Pi), David Guarguaglini di Villamagna (Pi), Nicola Pettorali di Montecatini Val di Cecina (Pi), Luigi Piccicuto di Volterra (Pi), Podere Risalso di Volterra (Pi), Franca Staccioli di Libbiano Pomarance (Pi) e Franca Voghera di Volterra (Pi). Altro presìdio è il Mallegato: a San Miniato resiste la tradizione del sanguinaccio, quello fatto senza carne suina (a parte un poco di lardo). Il Presìdio, prima di tutto, ha dovuto individuare una tecnica lecita per la lavorazione del sangue. I pochi produttori rimasti hanno poi sottoscritto un disciplinare per regolamentare questa preparazione così delicata e che non prevede l’utilizzo di alcun conservante. La materia prima per la produzione di Mallegato proviene esclusivamente dal Consorzio Macelli Pubblici di San Miniato a San Miniato Basso. Al macello afferiscono gli allevatori delle province di Pisa, Livorno e Firenze. I produttori: Lo Scalco di San Miniato Basso (Pi), Simone Ceccotti di Lari (Pi) e Sergio Falaschi di San Miniato (Pi).
Presìdi Slow Food nella provincia di Massa Carrara
Fa parte della provincia di Massa Carrara l’Agnello di Zeri: Nel territorio di Zeri, in provincia di Massa-Carrara, esiste da tempi immemorabili una razza ovina autoctona, la Zerasca. Questa razza è riuscita a mantenere intatte nel tempo le sue caratteristiche in virtù dell’isolamento della Lunigiana e di quest’area in particolare. È una pecora rustica, di taglia medio-grande, con la testa proporzionata e il manto è bianco. Il latte è ricchissimo di elementi nutritivi. I 18 allevatori appartengono al Consorzio per la valorizzazione e la tutela della Pecora e dell’Agnello di Zeri. Fa parte di un presìdio della categoria “pane e prodotti da forno” la Marocca di Casola. La sua produzione oggi è legata ad un solo forno di Casola che la cuoce regolarmente e che aderisce al Presidio Slow Food. Si ottiene impastando farina di castagne, setacciata fine, con farina di grano e alcune patate lesse schiacciate, alle quali si deve la consistenza spugnosa dei pani. Poi si aggiungono olio extravergine, lievito sciolto nel latte, un pezzetto di pasta madre e acqua. Unico produttore è Il Forno in Canoara di Fabio Bertolucci. Ciò che distingue principalmente il Testarolo artigianale pontremolese(altro presìdio Slow Food) dal più noto testarolo “industriale”, detto lunigianese, è la cottura: quest’ultimo cuoce su lastre di acciaio senza il soprano, riscaldate con fiamma a gas. La differenza è evidente: quello artigianale è bucherellato a seguito dell’evaporazione dell’acqua dell’impasto, è sottile, morbido e leggero, quello industriale è un disco compatto, di notevole spessore. Produttori sono: Alberto Bellotti di Pontremoli (Ms), Fabio Bellotti di Mulazzo (Ms), La Piana di Pontremoli (Ms), Alessandra Marietti di Pontremoli (Ms), Giuglio Poli di Pontremoli (Ms), Tradizioni e Sapori di Pontremoli (Ms), Daniele Valentini di Pontremoli (Ms); I coltivatori di grano: Cinzia Angiolini e Renato Albanese di Zeri (Ms), Giuseppe Tognarelli di Chiesa di Rossano (Ms).
Provincia di Lucca
L’Olivo quercetano è una varietà autoctona del comune di Seravezza e più precisamente della località che si chiama Querceta. Questa varietà viene usata da sempre principalmente per la produzione di olio. Oggi sono solo una sessantina gli appezzamenti coltivati a quercetano, alcuni produttori in passato hanno infatti sostituito il quercetano con ulivi più produttivi. L’olio di quercetano in purezza è una rarità, prodotto da pochi olivicoltori. Il presìdio ha riunito in un’associazione i produttori che preservano le olivete storiche e che producono olio monovarietale di quercetano. La produzione segue i principi dell’agricoltura biologica. Produttori: Domenico Franceschi di Pietrasanta (Lu), Lino Giorgini di Montignoso (Ms), Nicola Guicciardi di Pietrasanta (Lu), Renza Iacopi di Ripa di Seravezza (Lu), Montepepe di Montignoso (Ms), Solatio di Francesca Orlandi di Seravezza (Lu), Maria Cristina Pellizzari di Seravezza (Lu), Federico Pucciarelli di Montignoso (Ms) e Cristina Ronchieri di Montignoso (Ms). Presìdio Slow Food del territorio è anche il Biroldo della Garfagnana. Sarebbe un antico sanguinaccio e per farlo si utilizza esclusivamente la testa del maiale, che è più magra e conferisce una consistenza morbida al prodotto. Ottenuto l’impasto di carne, sangue e spezie, lo si insacca. Va bollito e raffreddato lentamente all’aria, sotto la pressione di un peso prima di essere consumato. Gli allevatori del territorio coinvolti nella filiera del Presidio sono: Podere Le Pianacce di Ghivizzano, Cooperativa agricola dei Colli di Piazza al Serchio, Luigi Vanni di Piazza al Serchio, Agriturismo Pian di Fiume di Bagni di Lucca, Ismaele Turrisi di Pieve Fosciana. Altro presìdio Slow Food lucchese è il Fagiolo rosso di Lucca. Si tratta di un fagiolo con seme dalla colorazione rossa di varia intensità con striature che vanno dal vinaccia scuro al nerastro, un poco somigliante ad un borlotto ma assolutamente da non confondere con questa tipologia. Un attento lavoro di cernita e selezione ha consentito di riportare il seme relativamente in purezza e di valorizzare il lavoro di un numero imprecisato di coltivatori appassionati che hanno mantenuto in questi anni la semente del rosso di Lucca e di altre varietà. Produttori: Guido Befani di San Donato di Compito, Francesco Chiocca di Lucca, Renzo Del Prete di Capannori (Lu), Paolo Giovannetti di Capannori (Lu), Giovanni Giovannoni di Capannori (Lu), Paolo Giuli di Lucca, Leonardo Matteucci di Capannori (Lu), Silvia Marchini di Lucca (Lu)-Santissima Annunziata, Nicobio di Federico Martinelli di Camaiore (Lu), Alessandro Rossi di Lucca, Lorella Armellini di San Pietro a Vico (Lu), Marco Giorgi di Capannori (Lu), Danilo Picchi di Capannori (Lu), Franco Lencioni di Capannori (Lu). La commercializzazione viene fatta direttamente dai coltivatori oppure tramite la cooperativa L’Unitaria di Porcari (Lu). Altro presìdio lucchese è il Pane di patate della Garfagnana. Il Presidio è nato anche perché questo pane è fortemente legato ai prodotti dell’agricoltura locale (le patate, il frumento). I produttori sono Paolo Magazzini di Piazza al Serchio (Lu) e Da Mario di Piano di Coreglia (Lu). La Prosciutto bazzone della Garfagnana e della Valle del Serchio, altro presìdio Slow Food, è radicata nei territori montani della media valle del Serchio e della Garfagnana già dalla fine del 1800. Il Presidio riunisce tre produttori, che hanno raccolto la sfida di ricostruire un’intera filiera produttiva, così da garantire sia la provenienza dei maiali utilizzati, sia la loro alimentazione. Il percorso è completato dalla stesura di un disciplinare, che codifica il procedimento di produzione tradizionale, naturalmente senza l’uso di sostanze additive e conservanti, e fissa il periodo di permanenza in locali e cantine naturali di stagionatura in non meno di 24 mesi. Gli allevatori del territorio coinvolti nella filiera del Presidio Slow Food sono: Podere Le Pianacce di Ghivizzano, Cooperativa agricola dei Colli di Piazza al Serchio, Luigi Vanni di Piazza al Serchio, Agriturismo Pian di Fiume di Bagni di Lucca, Ismaele Turrisi di Pieve Fosciana. E poi Macelleria Angelini di Pieve Fosciana (Lu), Antica Macelleria di Nutini Fabio di Coreglia Antelminelli (Lu) e Podere Le Pianacce di Coreglia Antelminelli (Lu).
Ultimo arrivato tra i presìdi toscani è il Pomodoro canestrino di Lucca. Conosciuto anche come “cresputo” o “costoluto”, il pomodoro canestrino ha una lunga tradizione di coltivazione negli orti familiari lucchesi. Grazie ad alcuni agricoltori custodi, che si sono tramandati i semi, questa varietà si è salvata e nel 2015 è stata iscritta nel registro della biodiversità della Regione Toscana. Ecco i produttori: Fratelli Biagini di Grazia Biagini a San Cassiano di Moriano (Lu), Calafata a Camaiore (Lu), Giuliana Centoni a Lucca, Paolo Ciardetti a San Michele di Moriano (Lu), Marina Da Prato a Camaiore (Lu), Vezia Dell’Orfanello a San Quirico di Moriano, Giulio Godi (Gargini Sementi) a Capannori (Lu), Silvia Marchini a Santissima Annunziata (Lu), Nicobio di Federico Martinelli a Orbicciano Camaiore (Lu), Giacomo Menesini a San Lorenzo di Moriano (Lu), Marco Micheli a San Michele di Moriano (Lu), Simone Paganelli a Capannori (Lu), Luigi Picchi a Capannori (Lu), Villa Pierotti di Dina Pierotti a Capannori (Lu), Ugo Serra a San Michele di Moriano (Lu). La commercializzazione viene fatta direttamente dai coltivatori oppure tramite la cooperativa L’Unitaria di Porcari (Lu).
Presìdi Slow Food della provincia di Pistoia
Il Fagiolo di Sorana e il Pecorino della montagna pistoiese sono un presìdio Slow Food della provincia di Pistoia. Perlaceo, piccolo e dalla buccia sottilissima, il Fagiolo di Soranasi coltiva in piccoli fazzoletti di terra lungo il torrente Pescia. I I produttori sono riuniti nell’associazione Il Ghiareto di Sorana (Pt). Ecco allora Mauro Bernocchi di Sorana (Pt), Terre di Verzo di Francesco Bimbi di Pescia (Pt), Rita Chelini di Pescia (Pt), Cooperativa Il Castagno di Sorana (Pt), Il Vecchio Ospitale di Roberto Dingacci di Pescia (Pt), Cristiano Giuliani di Pescia (Pt), Alfio Marchini di Pescia (Pt), Pier Carlo Sansoni di Sorana (Pt) e Terre di Cocomo di Sara Viti di Buggiano (Pt). Il Pecorino della montagna pistoiese è un’altra eccellenza della zona. Sulle montagne pistoiesi ci sono famiglie di pastori e casari che fanno pecorini come cento anni fa: portano le pecore in alpeggio, usano caglio naturale e, soprattutto, non si sono mai sognati di pastorizzare il latte. I produttori sono Damiano Corrieri di Olmi Quarrata (Pt), Romolo Fini di Pontelungo (Pt), Vasco Giani di San Marcello Pistoiese (Pt), Giuseppe Giusti di Pescia (Pt), Stefano Innocenti di Piteglio (Pt), Marco Iori di Gavinana (Pt), Paolo Iori di Montale (Pt), Massimo Iori della località Cascina di Spedaletto, Fattoria Lenzini di Borgo a Buggiano (Pt), Tofanelli Piero di Cerreto Guidi (Pt), Remo Paccagnini di Olmi Quarrata (Pt), Luana Pagliai di Cutigliano (Pt), Franco Pagliai di San Marcello Pistoiese (Pt), Daniele Tondini di Mengarone (Pt), Catia Verdetti di Gavinana (Pt).
Presìdi Slow Food della provincia di Prato
Presìdio Slow Food pratese è il Fico secco di Carmignano. Gli alberi di fico, presenti da sempre a Carmignano, non sono mai stati oggetto di coltivazione specifica. Il Presidio Slow Food è nato per aiutare i pochi produttori rimasti, riuniti nell’Associazione Fico secco di Carmignano, incentivando il reimpianto dei fichi e favorendo il ritorno dei giovani a un’attività Fico secco di Carmignano. I produttori sono tutti di Carmignano: Michela Baroni, Giovanni Bellini & Marco Grassi, Anna Maria Bocci, Alessandra Borchi, Sergio Borgioli, Daniela Daniele, Luciano Fontani, Edi Guasti, Andrea Landini, Angelo Mattei, Luisella Novelli, Mara Palestrina, Mario Petracchi, Siro Petracchi, Fedele Raho – Rigoccioli, Roberto e Silvano Spinelli, Rossella Bencini, Alessandro Cocci, Montaneta. E la Mortadella di Prato non poteva che rientrare tra i presìdi Slow Food del territorio. È un salume cotto raffinato, che si presenta con una particolare coloritura rosata tendente all’opaco, dovuta all’aggiunta di liquore nell’impasto. Produttori: Massimo Bonacchi di Agliana (Pt), Fratelli Conti di Prato (Po), Ivan Magni di Ferruccia Quarrata (Pt), Macelleria Mannori di Prato e Macelleria Marini di Agliana (Pt).
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